Gianna Breil in“Artemisia Gentileschi”

 

di Silvia Bragonzi, con la partecipazione di Carlotta Limonta
29 settembre 2017  ore 21.00
Atelier del Teatro e delle Arti – Stazione Repubblica del passante ferroviario di Milano

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Collettivo Clown con Gianna Breil presentano il monologo teatrale di Silvia Bragonzi dedicato ad Artemisia Gentileschi. La performance avrà luogo venerdì 29 settembre alle ore 21.00 presso l’Atelier del Teatro e delle Arti della stazione Repubblica.Dopo il successo di “Frida Kahlo”, Gianna Breilfondatrice di Teatro Libero torna in scena ad interpretare il nuovo monologo di Silvia Bragonzi, scelta da Regione Lombardia tra le scrittrici di “Expo 2015”. Gianna Breil, interpreterà il monologo in una performance a leggio, accompagnata dalle musiche di Carlotta Limonta, con un repertorio suggestivo che spazia da Mozart a Faber, da Mia Martini a Renato Zero.

Il monologo di Silvia Bragonzi tratta la storia di Artemisia Gentileschi, famosa pittrice di scuola caravaggesca che operava a Roma, al tempo un prestigioso centro artistico di atmosfera mitteleuropea. 


Orfana di madre nel 1605, la piccola Artemisia si avvicina precocemente alla pittura sotto la guida del padre Orazio, rivelando sin dagli esordi un talento fuori dal comune. Artemisia cresce bella, passionale ed appassionata, ma conosce presto gli abissi profondi del dolore: a diciotto anni viene infatti violata da Agostino Tassi, pittore sanguigno e iroso, a cui era stato affidato il compito di iniziarla alla prospettiva. Questo tragico evento, universalmente noto, influenzò in modo drammatico la vita e l’iter artistico della Gentileschi. Tassi le promette un matrimonio riparatore e Artemisia, mossa dalla speranza, continua ad intrattenere rapporti intimi con lui, ma la sua fiducia viene clamorosamente tradita una seconda volta, dal momento che scopre che l’uomo era già coniugato. Ha inizio dunque una vicenda processuale tortuosa e complicata, che strema la ragazza ancora traumatizzata dall’abuso e mortificata come donna e ancora prima come persona. Sferzante il testo della Bragonzi, perfettamente in grado di convogliare la tendenza alla strumentalizzazione erotomane del corpo femminile e il conseguente travaglio vissuto dalla donna così oggettivizzata, infine costretta a sposare un uomo che repelle:
“Io penso a quanto siano belle le parole della Bibbia: carne della mia carne, ossia delle mie ossa è il mio amato per me, a quanto mi sarebbe piaciuto ripeterle qui davanti a Dio e invece nella mia testa mi frulla soltanto (cantilenando) “Topastro, topastro”.

Ma Artemisia è una donna forte, in grado di reagire e procedere a testa alta:
 “La violazione del mio corpo mi ha ingravidata di arte (…) io giustifico il tutto, ho accettato la vergogna di esistere, l’umiliazione di affrontare anche l’ultimo gioco, perché il mio sangue è il rosso che si fa arma e pugnale, la mano di Giuditta che tronca la testa di Oloferne”.

Contributo per la serata: 7 euro